L’energia pulita è ormai il pilastro fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dal Green Deal europeo. Le fonti rinnovabili – come il solare, l’eolico, l’idroelettrico, le biomasse e la geotermia – stanno gradualmente sostituendo i combustibili fossili, ma il ritmo di crescita varia sensibilmente tra i Paesi membri.
Le principali fonti di energia rinnovabile
Le fonti di energia pulita più diffuse in Europa e in Italia sono:
- Solare fotovoltaico: energia prodotta dalla luce solare, adatta sia per impianti su tetto che a terra
- Eolico: sfrutta il vento attraverso turbine onshore e offshore
- Idroelettrico: derivante dalla forza dell’acqua (dighe, fiumi, impianti a pompaggio)
- Biomasse e biogas: utilizzo energetico di materiale organico (scarti agricoli, forestali, reflui)
- Geotermia: calore terrestre utilizzato per produrre energia elettrica e termica
Situazione in Europa: percentuali e paesi più virtuosi
Secondo il report 2024 dell’Ember Climate, in media il 44% dell’elettricità prodotta in Europa proviene da fonti rinnovabili, in aumento rispetto al 38% del 2020.
I paesi più virtuosi sono:
- Norvegia: oltre il 98% di elettricità da fonti rinnovabili, principalmente idroelettrico
- Austria: circa l’81%, grazie a idroelettrico ed eolico
- Danimarca: 76%, con una fortissima quota da eolico onshore e offshore
- Svezia: 70%, grazie a idroelettrico, eolico e biomasse
- Portogallo: circa 61%, con eolico e idroelettrico in forte espansione
I paesi meno avanzati nella transizione sono:
- Ungheria: circa il 14% di elettricità da rinnovabili
- Cipro: intorno al 17%
- Malta: meno del 10%, fortemente dipendente da combustibili fossili
Italia: bene, ma si può fare di più
Nel 2023, secondo il GSE, l’Italia ha prodotto il 36,8% dell’elettricità da fonti rinnovabili. La composizione delle fonti rinnovabili italiane è così suddivisa:
- Idroelettrico: 34,4% della produzione rinnovabile
- Solare: 22,9%
- Eolico: 20,7%
- Biomasse: 17,5%
- Geotermia: 4,5%
L’idroelettrico resta la principale fonte verde in Italia, ma è soggetto alla variabilità climatica. Il fotovoltaico è in forte crescita, trainato da incentivi e tecnologie sempre più accessibili.
Confronto europeo: dove si colloca l’Italia?
L’Italia si posiziona nella fascia media alta in Europa per quota di rinnovabili nel mix elettrico, ma è ancora lontana dagli obiettivi del PNIEC, che prevedono il raggiungimento di almeno il 55% da rinnovabili entro il 2030. A differenza di altri Paesi leader, l’Italia fatica ancora sul fronte dell’eolico offshore (praticamente assente) e dell’integrazione su larga scala con sistemi di accumulo.
Ostacoli e prospettive
I principali ostacoli alla diffusione delle rinnovabili in Italia e in parte d’Europa sono:
- Burocrazia autorizzativa complessa e frammentata
- Vincoli paesaggistici e opposizione locale (soprattutto per eolico e grandi impianti solari)
- Rete elettrica non adeguata per gestire la variabilità delle fonti rinnovabili
Tuttavia, le prospettive sono positive. Il piano Green Deal e la strategia REPowerEU puntano a portare l’UE ad almeno il 42,5% di energia rinnovabile entro il 2030 su tutti i consumi finali (elettricità, riscaldamento, trasporti), con finanziamenti e semplificazioni normative.
Conclusione
Le fonti di energia pulita stanno guadagnando terreno in tutta Europa, ma la transizione non è omogenea. Mentre alcuni Paesi hanno già superato il 70-80% di elettricità rinnovabile, altri sono ancora fortemente legati ai combustibili fossili. L’Italia si trova in una posizione intermedia, con grandi potenzialità non ancora pienamente sfruttate.
Accelerare la diffusione delle rinnovabili significa non solo ridurre le emissioni di CO₂, ma anche garantire maggiore indipendenza energetica e benefici economici duraturi. La sfida è aperta, ma il futuro – anche grazie all’innovazione tecnologica – può davvero essere alimentato dal sole, dal vento, dall’acqua e dalla terra.