Emilia-Romagna e Alto Adige sono all’avanguardia nella mobilità sostenibile con ingenti investimenti in flotte di autobus a idrogeno. Tper a Bologna e Ferrara, e Sasa a Bolzano, stanno implementando centinaia di nuovi mezzi e infrastrutture di rifornimento, trainando il settore del trasporto pubblico locale verso la decarbonizzazione.

TPL: Bologna e Bolzano apripista nelle flotte di autobus a idrogeno

Roma, 29 luglio 2025 – L’Alto Adige e l’Emilia-Romagna si posizionano come regioni all’avanguardia nella transizione energetica del settore del TPL (trasporto pubblico locale), grazie a consistenti investimenti nello sviluppo di flotte di autobus alimentati a idrogeno. Le aziende protagoniste di questo cambiamento sono rispettivamente Sasa di Bolzano e Tper di Bologna e Ferrara, come riportato in un’analisi pubblicata lo scorso 3 giugno.

Il modello Sasa: un decennio di idrogeno in Alto Adige

Con quasi 600 dipendenti, 80 linee servite e oltre 15 milioni di chilometri percorsi ogni anno, Sasa è il principale operatore di TPL dell’Alto Adige. Da anni, l’azienda è impegnata in un percorso di decarbonizzazione basato sulla neutralità tecnologica, integrando autobus elettrici a batteria, a idrogeno e a trazione ibrida (idrogeno/elettrico) per rispondere alle diverse esigenze operative del servizio. Nel 2013, Sasa è stata una delle prime aziende italiane a investire nella tecnologia a idrogeno, introducendo cinque autobus H2 grazie al progetto europeo Chic (Clean Hydrogen in European Cities). Da allora, la flotta Sasa, che conta circa 400 mezzi (di cui 40 a zero emissioni), ha progressivamente ampliato il numero di veicoli a idrogeno, che dai 17 attuali saliranno presto a 25.

Sasa prevede inoltre investimenti per circa 30 milioni di euro, in parte finanziati con fondi del PNRR. Tali investimenti includono l’ampliamento della stazione di rifornimento a idrogeno già esistente a Bolzano, la costruzione di una nuova stazione di rifornimento nel deposito di Merano e il progetto “Hydrogen Valley”, sviluppato in associazione con Alperia, per la creazione di un sito di produzione di idrogeno a Bolzano Sud.

Il caso Tper: investimenti e innovazione in Emilia-Romagna

Anche Tper, la principale azienda di TPL dell’Emilia-Romagna, prosegue da tempo un percorso di transizione ecologica del proprio parco veicolare. La società, controllata dalla Regione (46,13%) e dal Comune di Bologna (30,11%), ha pianificato investimenti per oltre 430 milioni di euro entro il 2030, dedicati all’innovazione e alla mobilità sostenibile. Oltre al rinnovo delle flotte con bus più confortevoli e green, gli investimenti comprendono lo sviluppo di infrastrutture a supporto della decarbonizzazione e il miglioramento dei sistemi digitali di pagamento e di infomobilità.

A partire dal febbraio scorso, con l’arrivo dei primi bus a idrogeno – anch’essi acquistati con fondi del PNRR – Tper ha ampliato la propria offerta di soluzioni di trasporto ecosostenibile. Entro il 2026, si prevede la circolazione di 127 bus a idrogeno a Bologna e 10 a Ferrara. Questi mezzi, prodotti dal gruppo Solaris, saranno impiegati anche in altre città italiane, come Venezia, Modena, Mantova e Pescara. I bus Solaris destinati a Bologna e Ferrara saranno forniti in due diverse configurazioni (tre porte per le linee urbane e due porte per le suburbane), per massimizzare l’idoneità al servizio.

Dal punto di vista ecologico, il bus a idrogeno garantisce emissioni zero. La cella a combustibile, combinando idrogeno e ossigeno atmosferico in presenza di un catalizzatore e senza combustione termica, genera l’elettricità necessaria per azionare un motore elettrico, producendo unicamente vapore acqueo come emissione. Sul fronte della produzione, Solaris e Iveco Bus si confermano leader di mercato in Italia per la vendita di autobus a zero emissioni, avendo coperto circa un terzo della domanda nazionale nel 2024.

A conferma dell’impegno di Tper per una mobilità sempre più ecosostenibile, a dicembre 2024 è stata inaugurata a Ferrara la nuova stazione di rifornimento di LNG (metano liquido) e bioLNG per gli autobus.

Il panorama del TPL italiano e le prospettive dell’idrogeno

La sfida della transizione energetica per il settore del TPL è particolarmente impegnativa, come dimostrano i numeri. In Italia, gli autobus impiegati per il trasporto pubblico locale sono circa 43mila (19mila per il servizio urbano e 24mila per quello extraurbano). L’età media della flotta, al 30 giugno 2024, è stimata in 10,5 anni (9,5 per l’urbano e 11,3 per l’extraurbano). Il diesel rimane la forma di alimentazione predominante, rappresentando l’84% del parco circolante, mentre il restante 16% è suddiviso tra tutte le altre tecnologie, incluso l’idrogeno.

A fronte di questa situazione, gli obiettivi europei sono ambiziosi: l’idrogeno dovrebbe rappresentare fino al 45% del mix energetico entro il 2035. La tecnologia legata all’utilizzo dell’idrogeno per alimentare celle a combustibile, e quindi gli autobus, ha acquisito rilevanza nel nostro Paese grazie anche alle opportunità offerte dal PNRR. L’investimento di Tper per la fornitura dei 127 bus a idrogeno di Bologna ammonta a 74,9 milioni di euro (69,9 milioni da fondi PNRR e il resto in autofinanziamento). L’investimento per i 10 mezzi di Ferrara è di 5,9 milioni, di cui 5,5 milioni da fondi PNRR. Inoltre, un decreto governativo ha finanziato la realizzazione delle “hydrogen valley” per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse, destinato anche al trasporto locale.

Andrea Gibelli, presidente di Asstra, l’associazione nazionale delle aziende di trasporto pubblico regionale e locale, ha commentato: “L’idrogeno è una delle grandi innovazioni per il TPL. Una tecnologia utilizzabile sulle infrastrutture esistenti: non ha emissioni dirette e riduce la dipendenza da forniture estere, in particolare da Paesi extra-Ue. In Italia, anche grazie alle risorse pubbliche disponibili, le aziende di trasporto hanno avviato progetti ambiziosi puntando sull’autoproduzione di idrogeno e creando un circolo virtuoso capace di garantire autonomia energetica e sostenibilità ambientale. Un esempio concreto in ambito ferroviario è Fnm in Lombardia, con il primo progetto italiano di mobilità a idrogeno su scala territoriale e lo sviluppo di una filiera industriale completa.”